Il vino da investimento chiude il 2022 con una performance del 6,9%
Il 2022 è stato un anno molto difficile per i mercati finanziari globali, ma anche un anno che ancora una volta ha confermato la bontà del vino da investimento come asset perfetto per la diversificazione di portafoglio.
Mentre gli indici azionari hanno riportato performance negative a doppia cifra, dal -12% dei mercati europei fino al -19% del S&P500 o addirittura il -33% dell'indice tecnologico americano, e quelli obbligazionari non si allontanavano molto da tali performance, l'indice Liv-Ex 100 ha visto il suo valore crescere.
Dopo una prima parte d'anno caratterizzata da una costante crescita, culminata con il picco del 30 settembre al +8,1%, il quarto trimestre ha visto una flessione del mercato, anche a causa della forza della sterlina che impatta sugli acquisti in euro e in dollari, ma ha comunque chiuso al +6,9%.
A farla da padroni, le aree di Champagne e Borgogna che hanno riportato crescite importanti, ma che hanno anche registrato forti correzioni nell'ultimo trimestre. Il contesto di forte inflazione, che sta lentamente scendendo ma rimane su livelli record, dovrebbe continuare a spingere anche i prezzi del vino nel corso del 2023, oltre alla naturale rivalutazione del prezzo.
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